«HISTORIA SINCERA»
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Anche per Vico il fine della religione è l’obbedienza, ottenuta non
certo tramite ragione o intellezione, ma nell’unico modo adeguato alla
natura ancora semiferina dei primi uomini, ossia tramite la passione più
forte di tutte, un timore terrorizzante che soggioghi completamente
l’umanità nascente, sottomettendola e al tempo stesso facendole spera-
re di ottenere salvezza. L’angoscia del religioso è anzi assunta come feno-
meno fondante della civiltà nel suo insieme
37
. La ricaduta immediata di
questa esperienza è l’introiezione del senso dell’
obbligo,
del
dovere
:
il pensiero spaventoso d’una qualche divinità, ch’alle passioni bestiali di tal’uo-
mini perduti pose modo e misura e le rendé passioni umane (
Sn44
, §340).
In particolare, è in quanto l’uomo viene
infrenato
dal timore e
costretto al rispetto di un’entità superiore cui deve favori e onori se
vuole sperare di ottenere protezione, che viene spinto a uscire da una
considerazione puramente egoistica, sicché «non potendo l’uomo con-
seguire ciò che vuole, almeno voglia conseguire ciò che dee dell’utilità»
che il tipo di sviluppo delle idee nonché i loro tratti tipici e la loro complessità deve
essere pensato secondo la natura delle cose cui quelle idee si riferiscono. In merito cfr.
anche O. R
EMAUD
,
Vico lector de Espinosa. Sobra la reprensión de la Etica, II, 7 en la
Scienza nuova [1744], § 238
, in «Cuadernos sobre Vico» VII-VIII (1997), pp. 191-206.
37
Per un’efficace sintesi del significato politico della prima esperienza angosciante
del divino, cfr. B. D
E
G
IOVANNI
,
La ‘teologia civile’ di G. B. Vico,
in «Il Centauro» II
(1981), pp. 12-22, il quale sottolinea anche le affinità tra l’idea d’ordine sviluppata da
Vico e il pensiero spinoziano, cfr. ivi, p. 16: «‘accertare’ significa formare, ordinare.
Implica anzitutto trasformare in vita la paura e il frangente di morte. […] Si tratta di
costruire
mondi comuni,
che colgano la legge profonda ma catastrofica della passione
per trasferirla oltre l’intenzione, nella salda immagine di un ambito della vita storica.
[…] Agisce qui una singolare e profonda analogia con Spinoza, nell’idea che la costru-
zione di uniformità permette di individuare un linguaggio dell’ordine delle cose che
non sia esile posizione della coscienza immediata, ma parola di chi ha autorità e sape-
re sufficienti da ‘vedere’ misure e sviluppi che nessuna intenzione soggettiva riesce a
contenere in se stessa». In merito, cfr. anche G. C
ARILLO
,
Vico. Origine e genealogia del-
l’ordine,
Napoli, 2000. Su un versante analogo, anche A. T
OSEL
(
Le déplacement de la
critique de Spinoza à Vico
, in «Revue de Métaphysique et de Morale» IV, 1999, pp. 489-
514), sottolinea come proprio sul terreno dell’interpretazione dell’immaginario religio-
so, assunto in senso fondativo, si giochi l’oltrepassamento di Spinoza, che porta a esse-
re Vico «plus spinoziste que Spinoza» (ivi, p. 501), in quanto rifiuta «le présupposé
contre-factuel d’une rationalité immanente au principe utilitaire ‘monastique’ […].
Pour Vico, la critique spinoziste des formes imaginaires de l’ordre symbolique est une
rectification infinie de ses formes, qui paie son audace du risque de confondre l’imagi-
naire et le symbolique per le maintien d’une raison contre-factuelle» (ivi, p. 512).
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