«HISTORIA SINCERA»
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gati» (
Sn44
, §357). Immediatamente, essi appaiono senz’altro inintelligi-
bili: proprio tale opacità rende necessaria l’operazione ermeneutica della
Scienza nuova,
grazie alla quale è possibile ricostruirne il senso, facendo
così in modo che quegli stessi
frantumi
«arrecano de’ grandi lumi, tersi,
composti ed allogati ne’ luoghi loro» (ivi). La
nuova arte critica
della
scienza vichiana si muove quindi circolarmente: assume le testimonianze
monumentali della storia per congetturare quale dovesse essere il pensie-
ro, le idee e il tipo di umanità necessariamente presupposto alla loro for-
mazione, quindi torna a quelle stesse testimonianze per rileggerle alla
luce del disegno così delineato e ritrovare in esse conferma. È in questa
danza tra le rovine, che la storia giunge a scrivere se stessa
39
.
Proprio l’esito di questo movimento circolare di accertamento e
inveramento, tuttavia, fa emergere il principale punto di dissenso –
nonché il guadagno – di Vico rispetto a Spinoza: il rifiuto e il tentativo
di confutazione dell’intera tradizione convenzionalistica, sulla base
della
discoverta
dell’originaria poeticità del linguaggio, e quindi la
dimostrazione dell’inassimilabilità
in linea di principio
dell’immaginario
stesso alla
ragion pura
.
Sono due le
Degnità
da cui tale dissenso può esser fatto emergere
con tutta chiarezza. La XVII: «i mutoli si spiegano per atti o corpi
c’hanno naturali rapporti all’idee ch’essi vogliono significare» (
Sn44
,
§225), e la XIV: «natura di cose altro non è che nascimento di esse in
certi tempi e con certe guise» (
Sn44
, §147). Quest’ultima ci serve a
comprendere l’essenza del
rapporto naturale
menzionato nella prima: se
la natura coincide con le circostanze del «nascimento» di una data cosa,
un rapporto naturale dovrà implicare ciò con cui una cosa
naturalmen-
te nasce congiunta.
Gli «atti o corpi» hanno «naturali rapporti alle idee»
39
Per una panoramica dettagliata sull’
arte critica
vichiana e sulla sua genesi, cfr. R.A.
C
APONIGRI
,
Filosofia e filologia: la ‘nuova arte critica’ di Gimbattista Vico
, in questo
«Bollettino» XII-XIII (1982-1983), pp. 29-61, il quale nota per altro, in merito al rap-
porto di questa con il senso comune e la
lingua mentale comune
(ivi, p. 50): «la carat-
teristica più profonda della poesia, del momento poetico della coscienza e dell’espressio-
ne umana, consiste in questa infallibilità legata al carattere immediato e non riflessivo
della consapevolezza umana nel ‘giudizio senz’alcuna riflessione’, priva di ogni strategia
critica dei modi riflessivi della coscienza. Nemmeno la ‘mente pura’ gode di questa lirica
intimità con il vero. […] Queste riflessioni fanno in qualche modo capire il carattere della
‘lingua mentale comune a tutte le nazioni’. Quella non è, in primo luogo, un’altra ‘lingua
articolata’ di un ordine superiore; […] significa piuttosto il ritorno di tutte le ‘lingue arti-
colate’ al loro punto di origine, cioè al momento poetico, al momento lirico del vero che
rimane nascosto in ciascuno di questi linguaggi e da cui ciascuno prende vita».
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