nel senso che sono quegli stessi «atti o corpi» con cui le idee medesime
nascono originariamente congiunte
.
Se, come noto, la lingua muta è per
Vico la prima lingua parlata dall’umanità, il modo in cui i «mutoli» si
«spiegano» e significano le loro idee, dovevano essere quegli stessi «atti
o corpi» con cui quelle medesime idee nascevano congiunte. Il conte-
nuto di questa affermazione risulta dalle
Degnità LVIII e LIX
subito
seguenti: «i mutoli mandan fuori i suoni informi cantando […]. Gli
uomini sfogano le grandi passioni dando nel canto» (
Sn44
, §§228-229).
Poiché, come abbiamo visto, le prime idee dei
bestioni
erano pure agi-
tazioni passionali, tutte mosse dall’imperiosa angoscia suscitata dal-
l’esperienza del divino, e poiché le passioni per loro natura si sfogano
nella voce e nel canto inarticolato, la prima lingua non fu un silenzioso
gesticolare ma un’insieme di urla e canti rituali, i quali nascevano insie-
me all’esperienza stessa del religioso. Questi «atti o corpi»
non
erano
segni
nel senso che noi intendiamo, cioè
contrassegni
o
segnali
stanti
invece di qualcosa di intenzionalmente significato, quanto piuttosto
coincidevano con il contenuto stesso che volevano esprimere – appun-
to avevano
naturali rapporti
con essi –: dovevano in qualche misura
essere l’aspetto materiale e sensibilmente evidente delle idee stesse
suscitate dal primitivo e terrificante
timor dei.
Non a caso, riprenden-
do il tema nella trattazione dei
corsi
storici, Vico descriverà compiuta-
mente questa prima lingua come «divina mentale per atti muti religio-
si, o sieno divine cerimonie» (
Sn44
, §929). Il mutismo – lungi dall’iden-
tificarsi con l’
afonicità
o
afasicità –
coincide con l’
inarticolato,
con l’im-
possibilità di individuare, entro ciascuna espressione di una simile lin-
gua, delle componenti autonome, sia sintatticamente che semantica-
mente, le quali siano sufficienti a significare di per sé qualcosa. La voce,
in origine, non era
instrumentum intellectus
ma pura vocalità, semplice
suono: canto insignificante –
lamento
40
.
Per Vico, «incominciò parimente a formarsi la lingua articolata con
l’onomatopea» (
Sn44
, §447). Ciò implica, anzitutto, che la lingua muta
dei primordi non poteva esser tale da individuare univocamente alcun-
ché, né da esprimere in modo discreto gli oggetti del mondo: gesticola-
ta e immaginifica, essa stessa era il rituale con cui la realtà nel suo insie-
ANDREA SANGIACOMO
64
40
La lettura qui proposta della lingua muta come vocalità inarticolata piuttosto che
mera afasicità è certo nettamente minoritaria nella critica vichiana. Su quest’ultima e su
alcune ragioni che potrebbero autorizzare ciononostante ad allontanarsene, ci permet-
tiamo di rinviare a A. S
ANGIACOMO
,
Vico e la vocalità del linguaggio nella storia della cri-
tica,
in questo «Bollettino» XXXIX (2009) 2, pp. 147-169.
1...,54,55,56,57,58,59,60,61,62,63 65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,...152