Navarro – le proporciona una visión universal, una metodologìa pro-
pia, un sistena sincrónicamente acabado», una filosofia che, applicata
nel campo dell’azione umana e non alla mera contemplazione del natu-
rale, si riconosceva fondata sul nesso
verum-factum
con cui progettare
il diritto naturale delle genti nel quadro complesso di una filosofia del-
l’uomo e della sua storia
29
. Se sono inevitabili le osservazioni sugli ap-
prodi ultimi di un pensiero come quello di Vico, sempre insoddisfatto
delle sue «pruove», per correggersi e migliorarsi con i suoi stessi limiti
perseguiti fino al capovolgimento delle tesi di partenza, non vanno mai
disperse le fasi della complicata e mai interrotta evoluzione di pensie-
ro. Perciò questo libro di Navarro può contribuire a comprendere
quello che il
Diritto universale
fu per Vico; innanzitutto rappresentò lo
scopo di giungere all’integrazione teorica e pratica del dritto naturale
e
delle genti con il
diritto naturale delle genti
, rilevante per il valore esem-
plare della
ragione
e delle sue relazioni con l’
autorità
, i cui motivi costi-
tutivi sono
dominio
,
libertà
e
tutela
. La distinzione tra
ragione
e
autori-
, tra
filosofia
e
filologia
, nonostante la sempre possibile e teorizzata
conversione, corrisponde alla differenza tra lo
ius
positivo e quello
naturale, laddove il primo deve fondarsi sul secondo, per fondare la
giurisprudenza su un principio unico.
Ma ciò che distingue, a giudizio dell’interprete spagnolo, il Vico del
Diritto universale
è l’inaugurare «una tercera via» che non si limita a
spiegare un insieme di fatti storici come fa Grozio, ricorrendo a un sis-
tema che «trata de explicar genéricamente la historia conocida» e spe-
cificamente il modello romano; una terza via che non è quella dei ‘filo-
sofi’ ma dei giureconsulti, disposti a riconoscere la necessità della con-
siderazione sistematica e analitica dei principi del diritto naturale. Si
tratta, cioè, del riconoscimento del nesso di
mente
e
volontà
, le cui
applicazioni in relazione agli esiti dell’attività razionale contribuiscono
a definire il diritto naturale come
equitativo
. Lo insegna il diritto roma-
no nel suo valore paradigmatico come diritto civile comune, dallo
ius
maiorum gentes
che efficacemente il Navarro esamina, enfatizzando
opportunamente l’anacronoismo per Vico della teoria del contratto e
della sua ragione astratta indifferente alle origini del mondo umano.
L’antico diritto contribuisce, invece, a identificare il bene con l’equo,
perché il diritto naturale punta sull’origine del bene come
equitativo
e
la fonte di tale insegnamento si identifica con il
fas
e l’«aeterna iusti-
SULLA TRADUZIONE SPAGNOLA DEL
DIRITTO UNIVERSALE
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Ivi, pp. 83, 101, 102.
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