neutico’ del
diversiloquio
, ha alle sue spalle quello che è il vero e pro-
prio pilastro centrale della filosofia poetico-poietica di Vico: il concet-
to di
universale fantastico
. L’universale fantastico è certamente ciò che,
nell’argomentazione vichiana, si affianca e, talvolta, sopravanza la mera
sintesi astratto-concettuale della razionalità tutta dispiegata. Infatti
esso, pur non rinunciando alla ricerca dell’ordine della sintesi, non si
limita ad attivare solo un mero procedimento di riconduzione del par-
ticolare all’universale, o di progressiva cancellazione delle differenze in
vista della individuazione di ciò che è identico. Qui ciò che è in gioco
è la consapevole fondazione di una metafisica (poetica) e di una logica
(poetica) che non si limitano più a pensare e a ricostruire il mondo del-
l’esperienza umana, ma a inventarlo e a costruirlo poeticamente.
Proprio il carattere singolare dell’universale fantastico ne fa qualco-
sa che lo avvicina a ciò che la filosofia analitica del linguaggio è defini-
to come ‘
qualità
individuale degli stati mentali’ o, ancora, a ciò che
nella
Lebensphilosophie
diltheyana veniva teorizzato come carattere
soggettivo dell’
Erlebnis
. Naturalmente Gessa non dimentica quali sono
le coordinate teorico-concettuali entro le quali vanno collocati i princi-
pali motivi che caratterizzano la sapienza poetica e che sono quelli che
poi reggono l’intero impianto metodologico e filosofico della
Scienza
nuova
. Vi è, infatti, un ‘
criterio
di verità’ – che non è quello dell’eviden-
za e della distinzione cartesiane – rispetto al quale comunque deve
commisurarsi quella
inventio ingegnosa
che sta alle origini dell’umani-
tà e di ogni pratica simbolica e metaforica. È il criterio non assoluto, ma
radicalmente storico-prospettico, della filologia che, pur ammettendo
la precedenza dei principi della mente e delle ‘pruove filosofiche’, si
costituisce come indispensabile complesso di quelle scienze umane (la
storia, l’etimologia, il diritto, la geografia, la morale, etc.) che permet-
tono e garantiscono una nuova ipotesi di comprensione dell’esperienza
individuale, ma anche come campo di esplicitazione e azione del senso
comune. «Lo spazio in cui la filologia si
avvera
è per Vico quello del
senso comune
che Vico individua come il
criterio
regolativo dell’
inven-
zione ingegnosa
e, dunque, come la sede in cui il vero si media nel certo.
L’ambito di ciò che è
comune
, è indicato da Vico come il luogo in cui si
definiscono i confini dell’inventare poetico-fantastico, confini segnati
dalla capacità di individuare nessi da parte degli
umani
»
5
. Si delinea qui
quel sistema di
topica sensibile
che è il tratto forse più originale e anco-
IN RICORDO DI VANNA GESSA KUROTSCHKA
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5
Ivi, p. 288.
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