all’inerte identità degli eventi, ma il sintomo dell’esperienza di vedere
l’individualità vera di ogni
fenomeno
del mondo umano. L’esemplarità
dell’organizzazione giuridico-politica di Roma sta nel suo valore
univer-
sale
, convergendo in essa «una verità meditata in idea, che poi con l’au-
torità truoverassi di fatto». Garantito dalla Provvidenza, il
verum
della
vita giuridica non è il riflesso di una relazione con il trascendente, per-
ché incontra il
certo nel
tempo, nei modi, cioè, in cui concretamente si
fa. La scienza di tale incontro è una scienza estranea agli «interpetri
eruditi», alieni dall’ «identità delle cose». È la scienza
filologica,
sinto-
nizzata su una nuova dimensione del filosofare che pone al centro non
più il tradizionale problema dell’
essere
, ma quello modernissimo della
«comune natura delle nazioni» da indagare in «sistema», specchio del
loro storico divenire
44
. In Vico, l’unità di filologia e filosofia non ha solo
una funzione strumentale, collegata all’antipirronismo, perché diventa
la fondamentale premessa di un nuovo sapere, quello della storia come
scienza rigorosa che raccoglie e ricompone in unità di senso, «ne’ loro
propj luoghi i
rottami dell’Antichità
, che innanzi giacevano sparuti,
sparti, e slogati». Laddove il fatto accertato dalla filologia viene illumi-
nato dalla filosofia, il
facere
dell’uomo si scopre, attraverso l’uso della
mens
, in una corrispondenza metafisica con le strutture eterne (
essen-
tiae rerum
) che regolano l’esistenza. Esse, inconoscibili in sé, si afferma-
no solo in funzione delle necessità, nel contaminato e contraddittorio
mondo dei fatti umani, perdendo, così, ogni astratta assolutezza, a tutto
vantaggio di quel
senso comune
che è «un giudizio senz’alcuna riflessio-
ne, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da
tutta una nazione o da tutto il gener umano». Questo giudizio implica,
a sua volta, la possibilità di una storia del genere umano e della sua
unità ordinata in Dio come Provvidenza che non nega ma conferma il
senso dell’agire umano. Alla metafisica della
mens
d’origine cartesiana,
accolta da Gravina, Vico può opporre il senso di una ciceroniana
«metafisica del genere umano», perché guarda alla storia come vera e
propria comunità di azioni e di istituzioni in cui gli uomini operano e
FABRIZIO LOMONACO
98
44
Sn44
, capovv. 114, 1075, poi in
O
, t. I, pp. 491, 947. «Io mi sono sforzato – scrive-
rà a Giacco nel 1720 – lavorare un sistema della Civiltà, delle repubbliche, delle leggi,
della Poesia, dell’Istoria, e in una parola di tutta l’umanità, e in conseguenza di una
Filologia ragionata» (G. Vico a B. M. Giacco, Napoli, 14 luglio 1720, in Biblioteca Nazio-
nale di Napoli, ‘Vittorio Emanuele III’,
Carte Villarosa
, XIX 42, fasc. III/3, cc.2, poi in
G. V
ICO
,
Epistole con aggiunte le Epistole dei suoi corrispondenti
, a cura di M. Sanna,
Napoli, 1992, p. 86).
1...,88,89,90,91,92,93,94,95,96,97 99,100,101,102,103,104,105,106,107,108,...152