caratterizza in particolare il travaglio delle varie redazioni della
Scienza
nuova
. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un Vico che con-
tinua a correggere senza tregua e anche a ricopiare. Visconti ribadisce
con la sua edizione come e perché le
Orazioni
abbiano costituito «il
primo germe, il primo avvio del cammino del suo pensiero» nel suo
costante rifacimento.
Sotto la guida solerte e preziosa di Antonio Garzya, da Visconti
adottato come punto di riferimento non formale, il suo
numen prae-
sens
, Visconti passa al setaccio la tradizione relativa alle stampe, dal
Settecento in poi, del testo delle
Orazioni
, inaugurando così anche
un’impronta molto peculiare dell’edizione vichiana promossa dal
Centro di studi vichiani. Ma il contributo forse più originale che
Visconti ha offerto nella prova ecdotica è stato quello relativo all’orto-
grafia e all’uso, da parte di Vico, dei termini latini nella loro diretta
derivazione dai termini greci, come
auctoritas
-
caussa
-
coelum
. Di que-
sti darà poi un’ampia disamina nel saggio presentato al convegno su
L’edizione critica di G.B.Vico: bilanci e prospettive
tenutosi a Napoli nel
1996, dimostrando in maniera convincente come fosse stretto il legame,
e tenace, fra il pensiero filosofico di Vico e la forma, mutevole nei tempi
e nelle opere, delle lezioni adottate di alcuni termini. Visconti fece sua,
in questo caso, la convinzione passatagli da Garzya, che «tutti i proble-
mi di critica testuale e di ecdotica sono problemi storici e ciascuno di
essi va affrontato nel suo particolare». Secondo Visconti il problema
della forma rappresenta, per l’editore critico, il problema che genera un
maggior numero di incertezze e di dubbi, soprattutto per il suo carat-
tere mutevole nel tempo.
La forma
caussa
, per esempio, per Vico rigorosamente con la dop-
pia –
ss
per sottolineare la discendenza diretta da
cavissa
nel suo uso più
specificamente segnalato dal Voss, serve a Visconti a far emergere la
natura più propriamente giuridica del termine nelle mani di un Vico
iuris peritus
, anzi, come lo vuole Visconti, giurisdizionalista. La ditto-
grafia
coelum
caelum
nella sua derivazione dal bulino, dallo scalpello,
e insieme dal corpo dell’aria, indicato in quest’accezione soprattutto
nel
De antiquissima
, nella fase più giovanile di produzione, per essere
poi soppiantata, nella maturità e dopo la lettura di Agostino, dalla
forma
caelum
, ad indicare l’immensità. Dubbi su questo uso del termi-
ne Visconti ne ebbe in particolare moltissimi, e frequentissime furono
le discussioni relative alle occorrenze nella
Scienza nuova
e continuo il
ricorso alla rilettura dei manoscritti. Ma dove maggiormente si snoda la
MANUELA SANNA
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