gio al percorso storiografico di Nicola
Badaloni, insistendo, con sostanziale ade-
sione al di là di alcuni rilievi critici, sulla
lettura badaloniana della linea Herbert-
Vico, e individuando nell’opera dello stu-
dioso recentemente scomparso «proba-
bly [...] the most thorough (if implicit)
rejection of the notion that Vico was a
Catholic apologist and anti-modern thin-
ker» (p. 146). Il rifiuto della nozione di
un Vico anti-moderno accomuna anche
O. Remaud (
Les archives de l’humanité.
Essai sur la philosophie de Vico
, Paris,
2004) – punto di partenza per un appro-
fondimento sulla dimensione retorica
dell’opera vichiana («Vico’s saturation in
rhetoric», p. 147) seguendo il cui filo l’A.
percorre anche la raccolta di saggi su
Giambattista Vico e l’Enciclopedia del
sapere
curata da A. Battistini e P. Guara-
gnella (Lecce, 2007) – ed emerge con
chiarezza tanto nella polemica con Lilla a
proposito del valore apologetico del
Diritto universale
, di cui Marshall saluta
con favore la nuova versione inglese pro-
posta da D. Ph. Verene e da J. D.
Schaeffer nei «New Vico Studies», quan-
to nella rivisitazione delle affinità fra le
concezioni linguistiche di Vico e
Hamann, che, sulla scorta di S. Marien-
berg (
Zeichenhandeln: Sprachdenken bei
Giambattista Vico un Johann Georg
Hamann
, Tübingen, 2006), si affranca dal-
l’interpretazione in chiave controillumini-
stica di I. Berlin, e nell’evidenziazione del-
la contrapposizione fra le tesi di quest’ul-
timo e la lettura creativa, antitotalitaria,
della concezione vichiana del mito offerta
da J. Chabot (
Giambattista Vico: La
Raison du Mythe
, Aix-en Provence, 2005).
E, d’altra parte, il fatto che il pensiero di
Vico costituisca una sfida a contrapposi-
zioni semplicistiche come quella fra illu-
minismo e contro-illuminismo viene evi-
denziata in conclusione dell’articolo nel-
l’analisi del volume di D. Srassberg (
Das
Poietische Subjeckt: Vicos Wissenschaft
vom Singulären
, Munich, 2007) sulla con-
cezione vichiana del soggetto.
[D. A.]
16. M
ARTELLI
Sebastiano,
Vico e Geno-
vesi negli scritti editi e inediti di Galanti
,
in
Tra Res e Imago. In memoria di
Augusto Placanica
, a cura di M. Mafrici e
M. R. Pelizzari, Soveria Mannelli, Rub-
bettino, 2007, t. I, pp. 553-574, ora in I
D
.,
Dal contado di Molise all’Europa. Giu-
seppe Maria Galanti protagonista della
cultura illuministica
, in
Verso la moderni-
tà. Il Molise nel tardo Settecento
, a cura di
R. De Benedittis, Benevento, Vereja,
2009, pp. 54-67.
In densa e articolata sintesi l’A. esa-
mina le ragioni della presenza di Vico nel
pensiero e nell’opera di Galanti, rico-
struendo, innanzitutto, le strategie politi-
co-culturali della seconda metà del
Settecento meridionale con opportuno
riferimento ai progetti del movimento
riformatore negli anni della sua fortuna
(1760-1770), della sua crisi (1780-1790) e
della sua caduta negli anni Novanta per
l’avvento di «ideologie radicali e rivolu-
zionarie che si concluderanno con i mas-
sacri della Santa Fede e con le esecuzioni
di Piazza Mercato» (p. 553). Dopo aver
dedicato particolare attenzione critica a
due opere giovanili (
Della civile filosofia
e
le
Considerazioni sopra i vantaggi e gli
svantaggi del Regno
di inizio anni
Sessanta), la formazione vichiana di
Galanti viene riferita giustamente alla
cultura illuministica e riformatrice in cui
il filosofo napoletano «compare e scom-
pare sempre attraverso la mediazione
genovesiana, per esempio lì dove affronta
il ruolo della religione nella costituzione
politica» (p. 557). E’ un Vico da riferire
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