(interessato alle relazioni tra Antico e
Nuovo Testamento, tra cultura giudaica e
cristiana) divenne in Cina un figurismo
‘militante’ (come forse possiamo tradurre
i diversi accenni al pragmatismo dei figu-
risti contenuti nell’articolo). Per i figuristi
in Cina l’imperativo era fare spazio alla
cultura cinese nella storia del cristianesi-
mo e dunque nella storia universale anche
per salvare la missione gesuitica destinata
a scomparire dopo le condanne Maigrot-
Tournon che se profondamente interpre-
tate erano una proibizione degli stessi
libri di Matteo Ricci e del suo sistema di
apparentamento tra cristianesimo e con-
fucianesimo. Il loro operare fu dunque
sostenuto da un aspetto pratico e la loro
erudizione messa al servizio della fede: i
caratteri cinesi contenevano i misteri della
tradizione giudeo-cristiana, erano ‘segni’
esoterici del cristianesimo.
Ben diverse erano le motivazioni di
Vico che della Cina e della sua lingua
conosceva ciò che i gesuiti avevano scritto
per il pubblico europeo e ciò che a Napoli
si era udito e ascoltato (il «parlar cantan-
do») dai cinesi giunti al seguito di Matteo
Ripa (tra l’altro non certamente un amico
dei gesuiti in Cina) per costituire il
Collegio dei Cinesi. In questo contesto di
conoscenza superficiale della Cina – più
volte rimarcato nell’articolo – la scrittura
cinese (l’opinione che di essa avevano gli
europei) era un elemento accessorio della
teoria vichiana in grado di correggere e di
perfezionare il suo concetto di «comune
natura delle nazioni». Nei ‘geroglifici’
della scrittura cinese, al pari di quella egi-
ziana, Vico vedeva la manifestazione della
più antica scrittura ma non nel senso del-
l’evoluzione, di una scrittura primordiale
che precede quella alfabetica. L’esempio
della Cina, e del suo sistema ‘geroglifico’
ancora in uso, gli permetteva di ritrovare
tutte le caratteristiche della primigenia
«sapienza poetica». La Cina non era più
antica perché usava ancora i geroglifici,
bensì i cinesi avevano conservato questo
stato della lingua grazie alla continuità
della loro storia. Una ‘ermeneutica tran-
sculturale’ di una natura condivisa da tutti
i popoli demoliva la teoria di una critto-
grafica sapienza esoterica e della stermi-
nata antichità dei cinesi.
[M. Ca.]
26. G. V
ICO
,
On the Most Ancient
Wisdom of the Italians
, a cura di R. Miner
e J. Taylor, London, Yale UP, 2010, pp.
192.
27. W
EHLE
Winfried,
Auf der Höhe einer
abgründigen Vernunft: Giambattista Vicos
Epos einer ‘Neuen Wissenschaft’
, in
Auf-
klärung,
hrsg. v. R. Galle - H. Pfeiffer
,
München, Fink, 2007, pp. 149-170.
Il saggio è riproposto in italiano nel
volume collettaneo
Giambattista Vico e
l’enciclopedia dei saperi
, a cura di A.
Battistini e P. Guaragnella, Lecce, Pensa
MultiMedia, 2007, pp. 445-466.
28.
Wörterbuch der philosophischen
Metaphern
, a cura di R. Konersmann,
Darmstadt, Wissenschaftliche Buchge-
sellschaft, 2007, seconda edizione 2008,
pp. 570.
La gran mole delle enciclopedie filo-
sofiche già esistenti in lingua tedesca
(basti pensare al ben noto
Historisches
Wörterbuch der Philosophie
uscito in 13
volumi dal 1971 fino al 2007) viene ades-
so arricchita di una nuova e originale ini-
ziativa. Con il titolo
Wörterbuch der philo-
sophischen Metaphern
si presenta un
«Dizionario delle metafore filosofiche»
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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