STEFANIA DE TOMA
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fronte alla dimostrazione di un teorema matematico. Non per caso,
Trevisan si serve, avviandosi alla conclusione, di una enumerazione che
tiri le fila del discorso:
molte cose utilissime al trattar delle scienze egli deduce: 1. esser migliore il
metodo della sintesi per le scienze che quel dell’analisi; 2. quell’arti giugnere
più certamente al suo fine, le quali propongono alla mente l’idea di ciò che
deesi fare, che quelle le quali procedon più tosto per via di conghietture; 3.
molto esser pericoloso lo starsi troppo sulle cose generali, né d’esservi via più
sicura per incamminarsi all’acquisto della verità che ’l saper accordare l’uni-
versalità dell’idea a tutte le particolarità delle circostanze che incontransi in
qualsisia cosa singolare
10
.
La parte più strettamente valutativa dell’articolo di Trevisan è
demandata al paragrafo conclusivo, nel quale egli riconosce – non è
chiaro quanto sinceramente, o quanto per rispetto formale nei confron-
ti di Vico, in passato recensito positivamente dalla stessa rivista – l’acu-
me delle osservazioni, insistendo però sulla loro ingente quantità e lo
scarso approfondimento:
una grandissima parte delle cose in questo libro sottilissimamente trattate,
senza né pur accennarle, trasandate abbiamo; imperciocché il suo dotto auto-
re pone affoltate, nonché in ogni pagina, quasiché in ogni linea speculazioni
innumerabili con tal brevità, che ’l volerle toccar tutte, comeché leggermente,
e’ sarebbe il fare un estratto eguale nella mole a tutto ’l libro». Dunque,
aggiunge Trevisan, vien da pensare che, «nel compilar questo libricciuolo,
abbia avuto l’autore in pensiero il darci anzi un’idea e un saggio della sua
metafisica che la sua metafisica stessa, scorgendovisi specialmente cose moltis-
sime semplicemente proposte, che sembrano aver bisogno di pruova
11
.
sistema di nozioni da registrare o estrarre, al limite un’enciclopedia degli oggetti […].
Si sviluppa così una cultura visuale, in termini di osservazione e di oggetti misurabili,
portatrice di un nuovo spirito scientifico» (p. 24).
10
Primo articolo
, cit., p. 321.
11
Ivi, p. 323. Va osservato che la retorica è sempre valutativa, cfr. il seguente passag-
gio di C. P
ERELMAN
,
Il dominio retorico. Retorica e argomentazione
, tr. it. Torino, 1981,
p. 46: «Ogni argomentazione implica una selezione preventiva, selezione dei fatti e dei
valori, la loro descrizione condotta in un modo particolare, in un certo linguaggio e con
un’insistenza che varia a seconda dell’importanza ad essi accordata. Scelta degli elemen-
ti, scelta di una modalità di descrizione e di presentazione. Giudizio di valore o di
importanza, tutti questi elementi vengono considerati come espressione di un partito
preso tanto più giustificatamente quanto più chiaramente si vede quale altra scelta,
quale altra presentazione, quale altro giudizio di valore si potrebbe contrapporre loro».
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