STEFANIA DE TOMA
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Proprio quelle «innumerabili speculazioni, di che ogni linea, non che
pagina è affoltata» – scrive Vico ritorcendo contro Trevisan le sue preci-
se parole – dovevano persuadere il recensore che l’opera vichiana non si
presentasse come un semplice abbozzo. Vico rivendica la propria auten-
tica sete di sapere e di divulgare la conoscenza, laddove il recensore sem-
brerebbe tratteggiare la figura di un autore inutilmente magniloquente:
«senza che io il meriti, Ella mi tratta da uomo, che con titoli magnifici
voglia destare la curiosità ne’ dotti, e poi fraudare la loro espettazione».
Tuttavia, Vico affetta magnanimità e ‘perdona’ il «pregiatissimo signor»
Trevisan, ritenendolo abbagliato dalla «picciolezza del libricciuolo»
24
.
Nell’autobiografia Vico scriverà infatti che il «vero filosofo» deve sforzar-
si di «dissimulare o compatire» gli «errori d’ingegno o di dottrina o ’l mal
costume de’ letterati» suoi colleghi
25
. L’autore napoletano procede con
un ammonimento, si direbbe, pedagogico di dividere gli scrittori in due
‘specie’. Una è costituita da «coloro che vogliono giovare la gioventù; ed
a costoro è necessario esplicar le cose da’ primi termini, esporre spiana-
tamente le altrui opinioni, e rapportarne tutte le ragioni appuntino, o per
fondarsi in quelle o per confutarle»; costoro, aggiunge Vico, sono «i volu-
minosi; e, in rapportargli, è lecito, anzi debito trasandare moltissime
cose, cioè dire, tutto l’altrui». L’altra ‘specie’ include coloro che «non
vogliono gravare l’ordine de’ dotti di più fatica, né obbligargli che, per
leggere alcune poche lor cose, abbiano a rileggere le moltissime che
hanno già lette in altri; e costoro pubblicano volumi piccioli, ma tutti
pieni di cose proprie»: com’è intuibile, pur rimettendosi al «giudizio de’
dotti», Vico si ritiene autore appartenente alla seconda schiera
26
.
Sembrerebbe di sentire un’eco di questo ragionamento quando, nel-
l’autobiografia, Vico enumera, tra le critiche che gli vengono rivolte dai
rivali, quella di esser «buono ad insegnar a’ giovani dopo aver fatto
tutto il corso de’ loro studi, cioè quando erano stati da essi [i rivali] già
resi appagati del lor sapere»
27
. Vico pare dunque imputare al suo recen-
sore un’estrema superficialità di giudizio – non potendo credere che un
lettore così raffinato abbia bisogno di spiegazioni passo per passo quasi
fosse uno studente, oppure valuti opera di pregio solo un trattato com-
pilativo e non originale.
24
Ivi, p. 334.
25
Vita scritta da se medesimo
, cit., p. 84.
26
Prima risposta
, cit., p. 334.
27
Vita scritta da se medesimo
, cit., p. 84
.