STEFANIA DE TOMA
44
modestia gli vengon opposte». Dunque il recensore – adoperando un
noi
che non solo dà il senso di un collettivo di studiosi, della
redazione
di un
giornale, ma evita pure che la polemica trascenda all’ambito personale –
si ritiene in dovere di pubblicare tanto le «doglianze» di Vico quanto
«modestamente le nostre difese», per mostrare «il rispetto che professia-
mo alla sua [di Vico] persona, acciocché non paia che da noi vilipendasi
essa
Risposta
e ‘nsieme l’autor suo»
31
. Balzano agli occhi i lemmi che insi-
stono sulla sincerità e sulla modestia del recensore, atteggiamenti che sca-
turiscono dal dominio – saremmo tentati di dire ‘razionale’ – di quella
passione che invece offusca il giudizio di Vico, rendendolo ingiusto nei
confronti tanto delle lodi quanto delle obiezioni ricevute.
È anche interessante osservare come Trevisan sembra attribuire a
Vico la tripartizione argomentativa («
egli
riduce a tre dubbi tutto ciò
che
a lui sembra
che da noi nella sua metafisica si riprovi») che scaturi-
sce invece proprio dalla sua recensione. Lo scopo emerge dalla sua suc-
cessiva dichiarazione: in realtà, il dubbio da lui avanzato nei confronti
dell’antropologia vichiana si riduce a uno solo, «cioè che in quel suo
libricciuolo contiensi anzi un’idea di metafisica che una metafisica per-
fetta»
32
. Il recensore veneziano riprende l’affermazione vichiana secon-
do cui i dotti non hanno bisogno di pubblicazioni prolisse e in prima
battuta sembra corroborarla, sostenendo – come molti letterati del
Settecento – che si stampassero un sovrannumero di pubblicazioni,
non sempre di buon livello: anche noi, scrive Trevisan,
siamo del medesimo parere, che, scrivendosi ad uomini dotti, non fia giusto
l’obbligarli a spendere tanto di tempo nella lettura oziosa e noiosissima di certi
libracci che vanno uscendo alla giornata, carichi sol di cose più e più volte da
altri già ricantate, poco e nulla giungendovi del suo
33
.
D’altronde, Scipione Maffei, presentando il «Giornale de’
Letterati», aveva scritto ironicamente che «quanto poi ai libri che si
divulgano, potrebbe darsi caso talvolta che il prurito di più scrivere si
apprendesse appunto a talenti mediocri»
34
. Tuttavia, Trevisan rileva che
31
S
econdo articolo
, cit., p. 340.
32
Ivi, p. 341.
33
Ivi, p. 342.
34
S. M
AFFEI
,
Introduzione al Giornale de’ Letterati,
t. I, 1710, in
Giornalismo lette-
rario del Settecento
, a cura di L. Piccioni, Torino, 1949, p. 46; ma si veda pure
Giornali
veneziani del Settecento
, a cura di M. Berengo, Milano, 1962. Sulla convinzione che
1...,34,35,36,37,38,39,40,41,42,43 45,46,47,48,49,50,51,52,53,54,...124