«ECCO L’ORIGINE DELLE SCIENZE UMANE»
51
Per di più, nel
De ratione
, da parte di Vico «il bagaglio dell’
ingenium
retorico barocco (‘acutezza’ e ‘arguzia’) viene sì opposto al mentalismo
cartesiano, ma resta una perplessità di fondo, la preoccupazione morale
e gnoseologica di cancellare la distinzione tra ‘vero’ e ‘falso’»
54
. È noto
che Vico amasse appoggiarsi al suggerimento ciceroniano, secondo il
quale per istruire «le
sententiae
debbono essere acute (
acutae
), argute
(
argutae
) nel dilettare, e severe (
graves
) per muovere gli animi». Certo,
Cicerone aveva pure scritto, nel
De oratore
, sull’uso e l’abuso degli
scherzi (
facetiae
) nell’oratoria, trovando per l’umorismo un fine serio, se
non elevato; la tradizione, almeno sino a Emanuele Tesauro
55
, aveva con-
siderato la facezia salutare per il singolo e per la società. Non è così per
Vico: secondo lui «gli
acuta
derivano dalla verità ed hanno successo
quando riescono ad insegnare, gli
arguta
sorgono dall’allegria ed hanno
successo quando illudono; ed essendo una specie del genere ‘ridicolo’,
un tipo di ovvia ed inoffensiva deformità (Aristotele,
Poetica
, 1449 a 13-
37), gli
arguta
non sono del tutto falsi: tuttavia, essi sono costruiti sul
capovolgimento delle aspettative, ed in questo senso sono massime
rovesciate che frustrano l’innato desiderio di verità della mente»
56
.
Si diceva di come la
Seconda risposta
vichiana paia più serena e dun-
que più concentrata nel rispondere ‘di fioretto’ all’interlocutore vene-
ziano, anziché ribattere colpo su colpo alle ‘punture’. Ad esempio, il
filosofo napoletano si scusa di aver frainteso l’osservazione di Trevisan,
secondo cui Vico avrebbe steso solo una ‘idea’ di metafisica, e adopera
la tradizionale assimilazione del pensiero teoretico all’atto dell’edifica-
re: gli pareva, scrive Vico, di esser stato rimproverato per aver costrui-
to un edificio senza fondamenta che «sembra più tosto una pianta o
disegno che un edificio compìto, ed in molte delle parti già alzate
manca de’ finimenti»
57
.
54
R. R
UGGIERO
,
Spunti giurisprudenziali nel «De Ratione»
, in
Momenti vichiani del
primo Settecento
, a cura di G. Pizzamiglio e M. Sanna, Napoli, 2001, pp. 78-79.
55
E. T
ESAURO
,
Il cannocchiale aristotelico
, a cura di E. Raimondi, Torino, 1978 (ora
cfr. l’edizione anastatica dell’impressione del 1670, pubblicata a cura di G. Menardi per
i tipi della Editrice artistica piemontese di Savigliano nel 2000, con saggi di M. L.
Doglio e M. Guglieminetti tra gli altri). Cfr. inoltre P. F
RARE
,
Per istraforo di perspetti-
va: il «Cannocchiale aristotelico» e la poesia del Seicento
, Pisa-Roma, 2001.
56
M. M
OONEY
,
Vico e la tradizione della retorica
, tr. it. Bologna, 1991, pp. 209-210;
per un approfondimento rinvio al già cit. P. G
UARAGNELLA
,
Riso e malinconia nelle
«Vici vindiciae»
.
57
S
econda risposta
, cit., p. 361.