STEFANIA DE TOMA
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zione con la cultura europea a lui coeva, ma gli permette pure di acqui-
sire una maggiore notorietà di quella che poteva assicurargli il centro
partenopeo – sebbene, come ricorda nella
Vita
, fosse spesso contattato
come rinomato retore. D’altronde, com’è noto, in Italia non esisteva un
centro culturale unico e il confronto poteva assumere connotati multi-
formi, «anche perché la corte non era più la sede primaria di cultura e
alla figura abbastanza comune del cortigiano stavano subentrando il
pubblicista, come il veneziano Apostolo Zeno, il docente universitario,
come il padovano Antonio Vallisneri, l’antiquario, come il veronese
Scipione Maffei»
65
. Peraltro, i periodici veneti «divennero, nel pieno
della fioritura settecentesca, l’espressione d’un più largo e generale
dibattito, e il segno del faticoso diffondersi d’una nuova cultura non
escluse le polemiche di parte avversa»
66
.
S
TEFANIA
D
E
T
OMA
«E
CCO L
ORIGINE DELLE SCIENZE UMANE
».
R
ETHORICAL ASPECTS OF A
QUARREL
ABOUT
D
E
A
NTIQUISSIMA ITALORUM SAPIENTIA
. In 1711 the «Giornale de’
Letterati d’Italia» published two articles in which Vico’s
De antiquissima
was
criticized for not being clear and demonstrative about his newly-conceived meta-
physics. Albeit the Venetian philosopher Bernardo Trevisan meant these objec-
tions to be respectful, Vico must have felt closely attacked if he decided to answer
with two letters that, in fact, complete his treatise.
The present essay dwells on the rhetorical aspects of the debate and relies on the
latest linguistic analyses: which focus on Vico’s use of a ‘poetical’, that is
metaphorical, language in the very moment in which he tries to explain how it
influences the human mind and speech.
65
A. B
ATTISTINI
,
Vico tra antichi e moderni
, cit., p. 26.
66
G. T
ORCELLAN
,
Un problema aperto: politica e cultura nella Venezia del ’700
, in
I
D
.,
Settecento veneto e altri scritti storici
, Torino, 1969, p. 319.
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