ROSARIO DIANA
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nale, riscontrata
a distanza
e
dall’esterno
, fra i due grandi irlandesi, ma
il frutto di un richiamo esplicito di Beckett al ‘Nuovo principio’ berke-
leyano e di un suo fecondo utilizzo – reso ancora più
virtuoso
, come
vedremo, da un grave
vizio
di infedeltà teorica alle tesi di Berkeley –
nella definizione dell’assetto filosofico che genera l’intera costruzione
drammaturgica (dallo svolgimento dell’azione ai movimenti della mac-
china da presa) dell’unica opera cinematografica di Samuel Beckett,
Film
, del 1965.
Ciò detto, vorrei utilizzare il prossimo paragrafo come occasione
per ritornare a riflettere sui capisaldi dell’idealismo di Berkeley e quel-
lo successivo per chiarire e ripensare l’adozione da parte di Beckett del
fondamento della filosofia berkeleyana e la sua contestualizzazione in
un orizzonte di pensiero radicalmente diverso da quello nel quale fu
concepito. È in questa operazione beckettiana che germoglia una
nuova forma di disappartenenza dell’Io.
2. Il presupposto basilare del pensiero di Berkeley, quello secondo
cui l’«
esse est percipi
», fu esposto ed argomentato nel
Trattato sui prin-
cipi della conoscenza umana
, pubblicato in prima edizione a Dublino,
nel 1710, e poi in una seconda edizione riveduta a Londra, nel 1734
3
.
Era stato però elaborato, pensato e rimuginato negli
Appunti
del filo-
sofo, una sorta di «brogliaccio disordinato del
Trattato
stesso»
4
risalen-
te agli anni giovanili compresi fra il 1706 e il 1708
5
. Seguendo una con-
suetudine teoretica consolidatasi in molta trattatistica filosofica di età
moderna (pensiamo, tanto per fare un esempio, alle
Meditazioni
carte-
siane), anche in questo lavoro berkeleyano – un testo agile e ben scrit-
to, concepito da un autore che, pur animato in gioventù dall’ambizio-
ne di ideare «qualcosa di nuovo» e di originale
6
, non fu mai dominato
3
Cfr. G. B
ERKELEY
,
Trattato sui principi della conoscenza umana
(1710) [d’ora in poi,
Trattato
], in I
D
.,
Opere filosofiche
, a cura di S. Parigi, tr. it. Torino, 1996 [d’ora in poi,
OF
], p. 199. Quella presente in
OF
è la traduzione della seconda edizione. Va, inoltre,
ricordato che il
Trattato
, così come noi lo conosciamo, corrisponde alla sola prima parte
dell’intera opera progettata dall’autore; la seconda parte, in corso avanzato di stesura,
andò perduta – racconta lo stesso Berkeley (Lettera di Berkeley a Samuel Johnson del
25 novembre 1729, in
Corrispondenza filosofica tra George Berkeley e Samuel Johnson
(1729-1730)
, in
OF
, p. 474) – nel corso dei viaggi del filosofo in Italia (1716-1720).
4
M. M. R
OSSI
,
Saggio su Berkeley
, Bari, 1955, p. 58.
5
G. B
ERKELEY
,
Gli appunti (Commonplace Book)
(1871), a cura di M. M. Rossi,
Bologna, 1924.
6
R
OSSI
,
op. cit.
, p. 54.