ROSARIO DIANA
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le sensazioni di morbidezza, di succosità, di rosso, di aspro, e toglierai anche
la ciliegia. Questa non è un essere distinto dalle sensazioni: una ciliegia, dico,
non è altro che una congerie di impressioni sensibili, o di idee percepite dai
diversi sensi. Queste idee vengono unite in una sola cosa (ovvero ad esse è
attribuito un unico nome) dalla mente, perché si è osservato che vanno sem-
pre insieme
11
.
Ridurre l’intero mondo oggettivo (compreso quello interiore, fatto di
passioni, sentimenti, ricostruzioni mnemoniche, fantasie dell’immagina-
zione, ecc.) alle ‘idee’ che ce lo rappresentano, significava in primo
luogo individuare un orizzonte (quello ideale, appunto) dal quale non
era possibile uscire – dal momento che, per ciò che concerne le ‘cose
sensibili’, altri contenuti della conoscenza, oltre alle idee, non ve ne sono
–; in secondo luogo, conduceva Berkeley a polarizzare diversamente il
processo della conoscenza, che vedeva contrapposto un oggetto, non
più assunto come una realtà esterna ed autonoma rispetto al conoscere,
perché – al contrario – interamente compreso ed esaurito nell’idea per-
cepita, dunque (se è consentito l’ossimoro, e qui lo è) un oggetto ‘sog-
gettivo’ ad un soggetto percipiente. In questo modo, rendendo omoge-
nea la natura dell’oggetto e quella del soggetto della conoscenza,
entrambi spirituali e soggettivi – ovvero facendo del primo un puro e
semplice contenuto del secondo –, riducendo le due
res
– quella
cogitans
e quella
extensa
– alla sola sostanza spirituale («non vi è altra sostanza al
di fuori dello
spirito
, o ciò che percepisce»
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), nella quale si collocano le
idee, Berkeley risolveva la prima delle «difficoltà» che abbiamo indica-
to, sconfessandone le «principali cause»: non era più necessario doman-
darsi come lo spirito potesse agire sulla materia e viceversa, dal momen-
to che quest’ultima, privata del rango di sostanza, destituita di ogni
autonomia ontologica rispetto al soggetto percipiente e del tutto ricon-
dotta all’idea che esso ne poteva avere, non offriva più alcuna ragione a
suffragio di una sua possibile esistenza indipendente dal contenuto sog-
gettivo nel quale si manifestava. Nel mondo di Berkeley la materia si
polverizzava nel nulla, inghiottita dalla sua stessa inutilità.
11
I
D
.,
Tre dialoghi tra Hylas e Philonous che hanno lo scopo di dimostrare chiaramen-
te la realtà e la perfezione della conoscenza umana, la natura incorporea dell’anima e la
provvidenza immediata di una Divinità, contro gli scettici e gli atei, e inoltre quello di
inaugurare un metodo per rendere le scienze più facili, utili e brevi
(1713) [d’ora in poi,
Tre dialoghi
], in
OF
, p. 387.
12
Trattato
, p. 201.