DISAPPARTENENZA DELL’IO
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collezione di idee, che ci spinge a pensare che esista un principio distinto del
pensiero e del movimento simile a quello che si trova in noi, principio che
accompagna quella collezione di idee ed è rappresentato da essa. Nello stesso
modo vediamo Dio; l’unica differenza sta nel fatto che, mentre un insieme di
idee finito e limitato indica una particolare mente umana, ovunque dirigiamo
lo sguardo, in ogni tempo e luogo, percepiamo segni manifesti della divinità:
tutto ciò che vediamo, udiamo, tocchiamo, o percepiamo con i sensi in qua-
lunque modo è infatti un segno o un effetto del Potere di Dio, compresa la
percezione di quei movimenti che vengono prodotti dagli uomini
39
.
3. La sceneggiatura di
Film
si apre con una breve sezione introdut-
tiva – una sorta di «compendio filosofico»
40
–, intitolata
Indicazioni
generali
, che ha in esergo l’assioma berkeleyano: «
esse est percipi
»
41
. Il
39
Trattato
, pp. 277-278 (ma cfr. anche pp. 273 e 275-276).
40
A. S
CHNEIDER
,
Come è stato girato «Film»
, in S. B
ECKETT
,
Teatro completo.
Drammi, sceneggiature, radiodrammi, pièces televisive
, a cura di P. Bertinetti, tr. it.
Torino, 1994 (d’ora in poi
TC
), p. 865. Altre notizie sulla preparazione e sulle fasi di
lavorazione di
Film
si possono reperire in J. K
NOWLSON
,
Samuel Beckett. Una vita
, tr.
it. Torino, 2001, pp. 614-620 e in L. B
ELLEGGIA
,
The Indiscreet Charm of the Cinematic
Eye in Samuel Beckett’s ‘Film’
, in
The Tragic Comedy of Samuel Beckett
, ‘Beckett in
Rome’, 17-19 April 2008, ed. by D. Guardamagna-R. M. Sebellin, Roma, 2009, pp.
389-404.
41
S. B
ECKETT
,
Film
(1965) [d’ora in poi
Film
], in
TC
, p. 351. Fra le letture filoso-
fiche (Geulincx, Kant, Schopenhauer), compiute da Beckett negli anni Trenta, compa-
re, ovviamente, anche Berkeley (cfr. A. U
HLMANN
,
Samuel Beckett and the Philosophical
Image
, Cambridge, 2009, p. 118. Per un esame degli interessi filosofici beckettiani,
oltre al già citato lavoro di Uhlmann, si veda anche L. P
ICCIONI
,
Beckett e l’immagine
possibile
, in
Il pensiero e l’immagine
, a cura di L. Piccioni e R. Viti Cavaliere, Roma,
2001, pp. 259-271, e A. T
AGLIAFERRI
,
Beckett e l’iperdeterminazione letteraria
, Milano,
1967, pp. 27 sgg.). Nel progetto originario, la sceneggiatura beckettiana – risalente al
1963 – ed altre due, di Ionesco e di Pinter, avrebbero dovuto costituire una trilogia di
scritture cinematografiche da pubblicare con la Grove Press di New York. Beckett fu
l’unico dei tre a scrivere il testo, che poi pubblicò a Londra, nel 1967 (cfr.
TC
, p. 863).
La regia del film, uscito nel 1965 (data che assumiamo qui come quella dell’opera com-
piutamente realizzata in entrambe le sue componenti: quella letteraria e quella cinema-
tografica), fu affidata ad Alan Schneider, che lavorò sempre a stretto contatto con lo
scrittore irlandese. Per l’insorgenza di difficoltà tecniche nel corso della lavorazione,
Beckett modificò la parte iniziale della sceneggiatura, senza però compromettere il
senso complessivo dell’opera (cfr. A. S
CHNEIDER
,
Come è stato girato «Film»
, cit., p.
869). Protagonista di
Film
è Buster Keaton – attore docilissimo e diligentissimo, a detta
di Schneider –, che non mancò di confessare candidamente la sua totale incomprensio-
ne dell’intera operazione sia durante le riprese che in occasione della proiezione al
Festival di Venezia del 1965, dove la pellicola ottenne il diploma di merito (cfr. ivi, pp.