ROSARIO DIANA
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Da un’esistenza siffatta il protagonista di
Film
– denominato nella
sceneggiatura «oggetto» («Og») – cerca di fuggire, berkeleyanamente
(un Berkeley ormai sempre più beckettiano) sottraendosi, con una
corsa frenetica e a tratti comica
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, allo sguardo altrui: prima della cop-
pia di borghesi per strada (I parte); poi della vecchia fioraia per le scale
(II parte); infine, nella stanza (III parte) – dove è approdato nella spe-
ranza di guadagnare il nulla –, degli animali (cane, gatto, pappagallo,
pesce), che fa uscire dalla porta o copre con un telo scuro; di Dio, raf-
figurato in un’immagine appesa a un chiodo, che strappa nervosamen-
te; di se medesimo, oscurando, sempre con il telo nero, lo specchio che
potrebbe minacciosamente rimandargli il suo stesso sguardo. In tutte
queste sequenze la
mdp
è sempre in soggettiva, è infatti un personaggio
a pieno titolo del film: a volte è l’occhio di Og, più spesso è lo sguardo
di Oc («occhio»), ossia lo sguardo stesso di Og rivolto a se stesso
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;
sguardo che, quando viene scorto da Og e dagli altri personaggi
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, pro-
voca in essi l’«angoscia dell’‘essere percepito’», ossia li rende consape-
voli di esistere e svela loro la brulla insensatezza e la desolazione radi-
cale, inestirpabile, che la loro condizione di ‘esistenti’ comporta.
Il film si conclude con Oc che, superando l’«angolo di immunità»,
si mostra frontalmente a Og, facendolo sprofondare nell’«angoscia
dell’‘essere percepito’».
Ed ecco, dunque, il senso dell’operazione filosofica messa in campo
da Beckett con
Film
, la cui sceneggiatura si apre con le seguenti parole:
Soppressa ogni percezione estranea, animale, umana, divina, la percezione di
sé continua ad esistere.
Il tentativo di non essere, nella fuga da ogni percezione estranea, si vanifica di
fronte all’ineluttabilità della percezione di sé
51
.
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A voler sottolineare – come spesso faceva nei suoi testi – il lato comico, grotte-
sco, ‘assurdo’ della condizione umana, che in qualche caso provoca più una lucida risa-
ta che una disperazione cupa, Beckett scrive nella sceneggiatura: «Atmosfera comica e
irreale. Durante tutto il film Og dovrebbe suscitare il riso col suo modo di muoversi»
(
Film
, p. 352).
49
«Il protagonista – scrive Beckett – è scisso in oggetto (Og) e occhio (Oc), il primo
in fuga, il secondo all’inseguimento. Non sarà evidente fino alla fine del film che l’in-
seguitore percipiente non è un estraneo, ma è egli stesso» (ivi, p. 351).
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Questo avviene quando la
mdp
si muove oltrepassando un convenzionale «angolo
di immunità» di 45°, che si costruisce fra il personaggio e la
mdp
(cfr. ivi, pp. 351-352).
51
Ivi, p. 351.