IN RICORDO DI GIANGALEAZZO VISCONTI
Entrai in quello che allora si chiamava «Centro di studi vichiani»
proprio l’anno nel quale era appena uscito il volume delle
Orazioni
inaugurali
, primo dell’edizione critica vichiana inaugurata da Pietro
Piovani, ma conobbi Giangaleazzo Visconti qualche anno dopo essere
venuta in contatto con questo suo lavoro. L’ipotesi di un’edizione criti-
ca nazionale delle opere di Giambattista Vico era stata da non moltis-
simo formulata, nel secondo volume del «Bollettino del Centro di studi
vichiani» del 1972, dietro la spinta tenace di uno studioso che doveva
proprio alla lettura di Vico gran parte della sua formazione intellettua-
le, vale a dire Pietro Piovani. Ci si poteva chiedere, all’epoca, quanto e
se fosse necessaria un’edizione critica delle fatiche vichiane, già tutte
pubblicate e commentate generosamente da Benedetto Croce, e soprat-
tutto da Fausto Nicolini. A partire da quella
Bibliografia vichiana
del
1904 nella quale Benedetto Croce aveva raccolto carte e documenti che
fecero parte dopo la sua morte di quella preziosissima
collectio viciana
,
che si consulta ancora intatta nella suggestiva casa napoletana di Croce.
Quando, a partire dal 1911, si associò all’impresa anche Fausto
Nicolini, che collaborò da allora in poi a tutti i lavori vichiani progetta-
ti da Croce, si delineò in maniera più che chiara quel che avrebbe da
allora in poi condizionato la lettura di Vico da parte delle successive
generazioni. La grafia vichiana divenne chiara ed accessibile anche
attraverso un’agevole e moderna – nonché spregiudicata – punteggia-
tura, un carattere unico in luogo delle continue diversificazioni d’auto-
re, al fine inequivocabile di offrire un Vico di più agevole lettura a ete-
rogenei strati di lettori. La proposta di Piovani mirava, con una richie-
sta di seria scientificità, a mettere in crisi questa operazione culturale,