sere e lo (si) conficca impietosamente in tutto il male che per Beckett
lo stare al mondo porta con sé.
Nel saggio precedente, dedicato a Vico e Cartesio, abbiamo riscon-
trato come l’applicazione del criterio di verità del
verum-factum
nel
De
antiquissima
– in aperto dissidio con il pensatore francese – abbia pro-
dotto un suggestivo concetto di Io opaco, estraneo, disappartenente a
se stesso. Qui, con un Beckett lettore o, se si preferisce, emulatore di
Berkeley (e perché no, anche dello stesso Cartesio), siamo dinanzi ad
una disappartenenza che si declina come conflitto strutturale dell’Io
con se stesso; un conflitto chiuso ad ogni possibile ipotesi di pacifica-
zione. Nel protagonista di
Film
, come nell’uomo ‘berckleyttianamente’
inteso – se è consentita qui la fusione (che non è solo) dei cognomi dei
due grandi irlandesi – l’Io è condannato a comminarsi un’esistenza
vuota, alla quale, senza scampo, cerca incessantemente di sfuggire.
R
OSARIO
D
IANA
D
ISBELONGING OF THE
‘I’. B
ERKELEY AND
B
ECKETT
.
The essay analyses the rea-
sons why Samuel Beckett adopted the Berkeleyan ‘Principle’ of the
«esse est per-
cipi»
as the generating nucleus of the dramatic action in
Film
(1965), his only
movie. After discussing the bases of Berkeley’s philosophy, the A. emphasises the
conflict between conferment of existence and escape from it in the ‘I’ of the pro-
tagonist of
Film
and, more in general, in Beckett’s idea of man
.
A
‘disbelongig
of the I’
– already theorized in a previous essay published in this «Bollettino»
(XL, 2010, 1) – is suggested as the key to the interpretation of such state
.
ROSARIO DIANA
70
1...,60,61,62,63,64,65,66,67,68,69 71,72,73,74,75,76,77,78,79,80,...124