G. V
ICO
,
La méthode des Etudes de notre temps,
a cura di A. Pons, Paris, Les
Belles Lettres, 2010, pp. 82.
Raffinato volumetto uscito nella prestigiosa collana de «Le Belles Lettres»,
il lavoro vichiano in questione è una vera perla, nata dalla collaborazione di due
tra i maggiori studiosi di Vico dei nostri giorni, Alain Pons, che ha curato del
testo la traduzione francese e la corposa introduzione, e Andrea Battistini, che
ne ha ricostruito con perizia e documentata abilità filologica il testo latino.
Settimo tra i discorsi inaugurali tenuti da Vico ad apertura degli anni accade-
mici universitari, l’unico ad essere pubblicato nel 1709, vede evidentemente un
momento di vitalità nel panorama degli studi vichiani, dal momento che nello
stesso anno ne è uscita anche una nuova traduzione italiana (a cura di A. Suggi,
Pisa, ETS), nonché una ristampa anastatica (a cura di F. Lomonaco, Napoli,
Scriptaweb). Quello che, naturalmente, rende particolarmente importante que-
sta nuova edizione francese è senza ombra di dubbio la nuova versione lingui-
stica che Pons propone agli studiosi, ma di certo anche la nuovissima rivisita-
zione del testo latino, alla quale Battistini dedica le non poche pagine della sua
nota filologica. L’edizione viene naturalmente e correttamente condotta sul-
l’
editio princeps
del 1709 edita da Felice Mosca, in assenza completa di mano-
scritto, ma con la complicità di una versione letta presso l’università l’anno pre-
cedente, che apre a dubbi e congetture sulle varianti dell’edizione a stampa.
Questa versione francese che, come ricorda Pons, viene dopo la prima tra-
duzione da lui stesso fornita nel 1981 all’interno del volume della
Vita
e che
utilizzava il
De ratione
nella versione offerta da Fausto Nicolini nella raccolta
del 1953, conduce ora il lavoro sulla più recente pubblicazione nella collana
dei «Meridiani» Mondadori che, uscita nel 1990 a cura di Andrea Battistini, è
diventata in breve tempo l’edizione canonica utilizzata dagli studiosi di Vico.
In più, in questa attuale restituzione viene dal curatore sottoposta a un severo
vaglio critico e a un’efficace revisione.
Alain Pons riflette, nel saggio introduttivo, sui temi principali messi sul
tappeto dall’orazione del 1709, nel significativo passaggio «d’une vision ‘syn-
crétiste’ de la philosophie, plus largement partagée au XVIIe siècle qu’on ne
le croit, et teintée chez lui de platonisme, ou plus exactement de néo-plato-
nisme, et d’humanisme cicéronien, à une conception plus mûre et plus claire
dans laquelle les refus et les adhésions aux grands systèmes philosophiques du
passé ancien et récent sont nettement affirmés» (p. XIX). Definito dallo stesso
Vico «nuovo» il soggetto di questa significativa orazione, Pons sottolinea in
uno snodarsi di paragrafi la novità o la presunta novità del tema, propendendo
per la tesi di una diversa interpretazione della familiarità per un italiano, per
1...,63,64,65,66,67,68,69,70,71,72 74,75,76,77,78,79,80,81,82,83,...124