di più umanista, nell’ipotetica realizzazione di una comparazione tra antichi e
moderni. Restio a entrare nella vera
querelle
, Vico risponde con l’introduzione
di Bacone alla domanda sull’essenza del moderno e sulla ragione che spinge a
liberare le forze tenute ancora in vincoli dall’eredità scolastica; pur ricono-
scendo che il legame tra antichi e moderni viene fortemente compromesso
dalla particolarissima forma che Cartesio e il cartesianesimo conferiscono al
concetto di moderno. Il
De ratione
diventa così una formula in risposta ai peri-
coli e ai rischi aperti da questa nuova prospettiva, alle insidie del solo metodo
analitico, all’introduzione in fisica del metodo geometrico, ma soprattutto al
decadimento delle umane lettere all’interno di un metodo che privilegia un
processo di deduzione geometrica della verità. Questa «désaffection pour les
humanités» – nella constatazione della quale Vico si accompagna ad altri cele-
bri pensatori come Boileau e Huet – squilibra profondamente la cultura
moderna «en la privant des instruments puissants dont les anciens disposaient
pour connaitre le monde humain et pour y agir, et que les modernes ne veu-
lent plus utiliser, car seul le monde naturel les intéresse» (p. XLIII). Con
approfondita e minuziosa lettura, Pons descrive l’
iter
vichiano nel suo attacco
al cartesianesimo e ai suoi principali punti teorici, dedicando poi cura partico-
lare ai concetti di «senso comune» e di «ingegno»: il primo permette all’uomo
di scoprire la sua essenza politica, aristotelicamente intesa, «il permet a
l’homme de vivre – c’est-à-dire de penser et d’agir, en l’assurant qu’il ne sort
pas de ‘l’humaine condition’» (p. XLIX). E lo fa tramite ingegno, appunto,
con il quale Vico ridona dignità e vigore all’umana fase cronologica che tende
naturalmente ad esser dimenticata; vittima di un oblìo generale e costituzio-
nale, l’infanzia – intesa nel suo senso concettualmente più ampio – ridondante
di sensibilità, immaginazione e memoria, e povera di giudizio, sviluppa senso
comune e ingegno, connotando l’essere uomo dell’umanità. Per mettere in
rilievo che «c’est sans doute leur attitude respective en face de l’enface qui
révèle le mieux la profondeur de ce qui sépare Vico de Descartes» (p. LV).
Quello che Pons cerca soprattutto di porre in risalto in questa densa intro-
duzione è che la critica alla modernità è centrata e sbilanciata in massima parte
sull’attenzione fuorviante verso il mondo naturale e sulla quasi totale disatten-
zione verso il mondo civile, il mondo degli uomini; cosa che provoca un vero
e proprio ribaltamento della prospettiva degli antichi, centrata essenzialmente
sulla natura politica, al punto da far risultare dipendenti dalla civile prudenza
sia la scienza del mondo naturale che la scienza dell’animo umano. La moder-
nità si concentra sulla teoria, vale a dire sullo studio della metafisica e della
scienza, rigettando l’anima politica ereditata da Platone, Aristotele e Cicerone,
e offrendo asilo esclusivamente a una applicazione quale la
practica theoriae
.
«Quand il s’agissait d’aborder le monde de la
praéxiv
les anciens disposaient
d’une notion spécifique, que Vico distingue soigneusement de la science, et
qu’il va s’attacher à réhabiliter avec d’autant plus de ferveur qu’elle n’a plus sa
RECENSIONI
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