solo estrinseci, ma anche interni al contenuto stesso dell’orazione, seguendo i
fili dipanati dalle aggiunte presenti nella versione scritta e verosimilmente man-
canti o differenti nella versione orale. Di grande interesse e utilità, quindi, la
fitta lista comparativa (del tutto inedita, e occupante le pp. XCVII-CXXIII
della presente nota filologica) delle numerose varianti tra il manoscritto e la ver-
sione a stampa, che mettono in evidenza a volte dei veri e propri scarti teorici.
Ad ulteriore arricchimento della novità della prospettiva filologica sul
De
ratione
, Battistini informa anche il lettore della mancata accettazione in questa
edizione di quelle correzioni apportate da Nicolini nella laterziana del 1914 e poi
riproposte e accettate nei «Meridiani» di Mondadori del 1990 che, ripresentan-
do un’edizione dell’Orazione sempre curata da Battistini, ha costituito fino ad
oggi la canonica e più corretta versione dell’opera vichiana. Occasione che viene
sfruttata altresì per fornire di seguito un’
errata corrige
del testo precedentemen-
te tràdito, anche e soprattutto alla luce delle considerazioni stabilite da M.
Veneziani nel volume che presenta nel 2000 le concordanze del
De ratione
.
Un lavoro complessivo davvero considerevole, che finisce per colmare una
lacuna nella cultura vichiana francese, ma che dice ancora qualcosa, e qualco-
sa di nuovo, in quella italiana.
M
ANUELA
S
ANNA
J
OSÉ
M. S
EVILLA
,
Prolegómenos para una crítica de la razón problemática.
Motivos en Vico y Ortega
. Presentación de Emilio Hidalgo-Serna, Barcelona,
Anthropos, 2011, pp. IX-XV-431.
Non è facile, almeno per me, recensire l’ultimo libro di José M. Sevilla,
Prolegómenos para una crítica de la razón problemática.
Le ragioni di questa dif-
ficoltà sono numerose. Ne enuncio subito qualcuna, partendo da quelle, appa-
rentemente, più personali.
In primo luogo sono convinto che quando si parla con amici di problemi
scientifici, in particolare, si ha il dovere di definire le regole del discorso con
un doppio registro: bisogna essere rigorosi, come si può e si deve sempre nel-
l’affrontare questioni rilevanti (e tali sono quelle scientifiche, almeno per gli
studiosi che hanno la ‘vocazione’ del proprio lavoro e devo aggiungere che,
come più innanzi si vedrà, Sevilla affronta, con determinata centralizzazione,
il tema del
Beruf
nel filosofare e nell’Università); però, accanto al rigore, si ha
l’altro dovere della chiarezza, che non sempre riesce gradita nei rapporti tra i
partecipi di una comunità. Ma le ragioni della dichiarata difficoltà son qui, in
questo caso, ancora altre e maggiori, se posso dir così. Sevilla, esplicitamente
(cfr., ad es., p. 55 nota 8, ma il tema è ricorrente), dichiara la «stretta parente-
la» del suo storicismo con quello
critico e problematico
della mia, della nostra
RECENSIONI
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