«Scuola napoletana», nata intorno e grazie al magistero del mio Maestro
Pietro Piovani, e alla quale direttamente Sevilla dichiara di sentirsi particolar-
mente legato. Il che, per altro, è oggi pienamente confermato non soltanto
dalla comunanza di alcune linee di ricerca (basti fare solo il nome di Vico), ma
anche dall’intenso, fruttuoso scambio di idee, un vero esempio di proficua cir-
colazione delle idee tra Napoli e Siviglia. Né voglio mancare di sottolineare,
qui, in questa sede e in questa occasione, quanto io tenga, quanto sia impor-
tante la ripresa di una antica, insigne tradizione di rapporti, stretti e intrinse-
ci, tra la cultura spagnola e la cultura napoletana. Una tradizione che può van-
tare nomi insigni, non solo del passato, ma anche di una non remota contem-
poraneità. Ora, notoriamente, i confronti tra posizioni vicine sono più compli-
cati di altri, perché, talvolta, in siffatti casi, può darsi che
si dissenta anche dove
si consenta
: e non si tratta di un paradosso retorico. Va aggiunto ancora un
altro elemento. Questi
Prolegomenos
sivigliani (nel doppio senso della parola,
mi si consenta di dire con un sorriso amichevole) sono un punto di arrivo, un
momento di consolidamento di un lungo discorso, in vista di un nuovo tratto
di strada. Orbene il percorso, provvisoriamente concluso dai
Prolegomenos,
parte da lontano e affonda, se posso permettermi di dir così, in origini napo-
letane. Ventitre anni fa, nel 1988 José M. Sevilla esordiva con un libro su
Giambattista Vico, metafísica de la mente e historicismo antropologico,
che già
allora dichiarava partecipe attenzione per le impostazioni, logiche e metodo-
logiche, della piovaniana scuola napoletana. Né il discorso si è allora interrot-
to. Al contrario s’è molto sviluppato e arricchito. Nel 2002 Sevilla ha pubbli-
cato un libro
Ragione storica e ragione narrativa.Una prospettiva vichiana su
Ortega y Gasset,
introdotto da un maestro della scuola napoletana, Giuseppe
Cacciatore, molto legato a Sevilla. Devo richiamare l’attenzione, venendo più
da presso all’ultimo libro di Sevilla, che le due monografie or ora ricordate
riguardano due ‘auttori’ determinanti nella riflessione del cattedratico spagno-
lo, Vico e Ortega y Gasset. Ebbene le due parti ricognitive e ricostruttive degli
ultimi
Prolegómenos
sono significativamente intitolate:
Motivo viquiano
e
Motivo orteguiano.
Il che ci porta dentro il ponderoso lavoro di Sevilla. Allora,
cerchiamo di guardarlo più da vicino, senza dimenticare quanto ho fin qui
detto, che considero parte integrante del mio piccolo, attuale discorso.
Inizio, ripetendo: non è facile dire in breve di questo libro. È una ‘summa’,
che non ha solo un significato e un valore speculativo. È deliberatamente un
‘esame di coscienza’ speculativa; è un deliberato breviario esistenziale, che
intende lanciare un messaggio. Il che comporta un confronto che può diven-
tare un corpo a corpo (ovviamente pacifico, cercando di non seguire, fino in
fondo, la suggestione di Ortega – un autore tanto caro a Sevilla – quando nelle
sue
Ideas para una historia de la filosofía,
anteposte nel 1942 alla traduzione
spagnola della
Histoire de la philosophie
di Emil Bréhier, diceva efficacemente
che «la filosofía es un sistema de acciones vivientes, como puedan serlo lo
RECENSIONI
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