risiede nel suo impatto sulle scienze storiche, giuridiche e politiche dell’epoca.
Con la loro opposizione al pirronismo storico, il loro uso selettivo dei princi-
pi della filosofia cartesiana, e riflessioni che conciliavano lo studio del diritto
romano, e quindi dell’antica «ragion di stato», con istanze teoretiche quanto
pratiche del loro tempo, gli studiosi presi in esame da Lomonaco favorirono
lo sviluppo di nuovi modi di guardare alla storia come fonte di indicazioni,
istruzioni e ammonizioni utili a trasformare il presente, alla luce di una nuova
fiducia nelle umane capacità di autogoverno. Un progetto, questo, chiaramen-
te illuministico, e infatti presente nelle opere di storici e filosofi come Vico,
Montesquieu, Voltaire, Robertson e Gibbon, i quali «posero problemi relativi
al presente, come anche questioni riguardanti lo sviluppo complessivo della
specie umana» (pp. 225-226).
Vico è, naturalmente, una delle figure chiave di tale processo, in parte inau-
gurato, e certamente promosso, dalle opere sulla
Lex Regia
nell’Olanda del
Seicento e del primo Settecento. Il volume di Lomonaco fa infatti riferimento
a diversi autori che, pur non essendo sempre menzionati esplicitamente dal
filosofo napoletano, gli erano certamente noti. E anche se questo suo libro non
è dedicato specificamente al rapporto tra Vico e i suoi ‘precursori’ attivi in
Olanda, Lomonaco confuta varie tesi che, anche alla luce di recenti ricerche,
si rivelano obsolete riguardo a Vico e al suo ruolo nell’Età dei Lumi. L’analisi
che Lomonaco offre del dibattito sulla
Lex Regia
, e delle implicazioni di tale
dibattito, conferma infatti che il pensiero di Vico non fu affatto isolato o atipi-
co nell’ambito della cultura illuministica, presentata troppo spesso, e acritica-
mente, come fondamentalmente disinteressata alla conoscenza storica. Con la
sua polemica contro l’astrattezza della filosofia cartesiana e la sua insistenza
sulla concretezza e sull’importanza della storia come creazione e continua tra-
sformazione della civiltà umana, la riflessione vichiana si collocò infatti, e rive-
stì un ruolo primario, in un processo di ripensamento critico del passato, che
contribuì sensibilmente agli ulteriori sviluppi della nostra civiltà. Come osser-
vato sia da Lomonaco, sia da Fulvio Tessitore nella sua postfazione al volume,
Vico fu dunque un pensatore di portata europea, e fu ben più integrato nella
temperie della propria epoca di quanto si supponesse erroneamente in passato.
Il volume in questione ha quindi diversi meriti. Innanzitutto, come rileva
Leon Pompa nella sua prefazione, in questo libro Fabrizio Lomonaco ha pre-
sentato la prima analisi comprensiva e critica del dibattito olandese sulla
Lex
Regia
: egli si concentra infatti su autori che furono trascurati per gran parte
del Settecento, cioè finché il grande storico e classicista Barthold Georg
Niebuhr non ne rivalutò la portata, e furono comunque ignorati o sottovalu-
tati da gran parte della storiografia successiva a Niebuhr. Inoltre, il volume di
Lomonaco rappresenta un importante contributo alla comprensione degli svi-
luppi delle scienze storiche e giuridiche nell’Età dei Lumi, con particolare
riguardo a temi e discussioni che furono proprio all’origine di tali sviluppi.
RECENSIONI
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