paura, in Hobbes, porta gli uomini nello stato di natura a ragionare e a pon-
derare in modo tale che tutti decidono di rinunciare al diritto di ognuno su
tutto in vista della pace e della sicurezza di tutti. In Vico, invece, il timore ori-
ginario dei bestioni li induce a sedentarizzarsi e a moderare le loro passioni, e
più marcatamente il timore si annoda all’immaginazione ed insieme costitui-
scono la base della società – il timore della divinità, creata a partire dalla forza
dell’immaginazione, costituisce quel nocciolo originario delle istituzioni reli-
giose che cementano le comunità umane.
Altro saggio di tipo comparativo è quello di Luciano Córsico:
Vico y Fichte:
la validez universal del derecho
(pp. 113-132). Secondo l’A., la
Scienza nuova
di
Vico e
La dottrina della scienza
di Fichte rappresentano, nel quadro della filo-
sofia moderna, due modelli alternativi di fondazione teorica, costruiti a parti-
re da un medesimo obiettivo, la validità universale del diritto. La
Scienza nuova
fornisce un’autentica filosofia del diritto sulla base di un modello ideale che
può realizzarsi longitudinalmente nella storia effettiva delle singole nazioni e
delle loro istituzioni. L’argomentazione vichiana implica, tuttavia, un forte
compromesso metafisico e tende ad incorporare nel disegno d’insieme pre-
messe e dati storici, antropologici o sociologici, che non sempre sono esami-
nati criticamente. In Vico, poi, il diritto naturale delle genti non è un diritto
civile trasmesso da un popolo all’altro con strumenti umani, ma è un diritto
naturale comunicato a ciascun popolo, in una delle fasi del suo sviluppo, dalla
Provvidenza, che ha fissato le leggi universali eterne che hanno reso possibile
la nascita e la conservazione del mondo civile anche contro i propositi coscien-
ti e volontari degli uomini. In Fichte, invece, la fondazione di un diritto dota-
to che abbia valore universale obbliga a differire ogni compromesso metafisi-
co. Il metodo deduttivo della sua filosofia trascendentale porta ad escludere
dalla sua forma sistematica ogni presupposto di ordine ontologico, storico o
psicologico, nella misura in cui tale filosofia fa leva sul concetto puro di razio-
nalità considerato nel suo uso possibile. Chi pretende di essere riconosciuto
come essere razionale deve affermarsi come un individuo autocosciente e libe-
ro che si relaziona ad altri individui che parimenti riconosce come esseri razio-
nali, autocoscienti e liberi: è questa relazione tra esseri razionali e liberi che si
definisce diritto.
Nel saggio
Nosce te ipsum. Reflexión y política en Vico
(pp. 133-150),
Alberto Mario Damiani si propone di chiarire l’interpretazione politica vichia-
na del precetto apollineo
nosce te ipsum
. In un primo tempo l’A. tematizza il
problema della conoscenza di sé nel
De antiquissima
: qui Vico, confutando
Descartes, indica che la coscienza certa del proprio pensiero non può identifi-
carsi con una conoscenza vera, fondamento teorico della metafisica e delle
scienze; essa non è altro che l’esperienza psichica della certezza di se stesso.
Più in generale, nelle opere anteriori alla
Scienza nuova
, la conoscenza di sé,
secondo Damiani, pare allontanarsi dalla rappresentazione moderna di una
RECENSIONI
89