conoscenza teorica (scientifica o filosofica) delle proprie facoltà conoscitive.
La
Scienza nuova
, invece, propone una lettura politica del
nosce te ipsum
: nel-
l’ambito più generale dell’idea di una storia ideale eterna, secondo la quale si
svolgono nel tempo le storie delle nazioni antiche e moderne, il precetto apol-
lineo è inteso come espressione di un’esigenza che motiva la fase finale delle
contese eroiche tra patrizi e plebei, fase che prepara il passaggio dall’età degli
eroi all’età degli uomini, ovvero, in termini politici, dalla repubblica aristocra-
tica alla repubblica popolare. Se nelle prime due età della storia delle nazioni la
coscienza mitica impedisce agli uomini di riconoscersi come autori delle istitu-
zioni politiche, la cui origine è ricondotta al potere divino, nell’ultima fase delle
lotte tra patrizi e plebei, nel corso delle quali i secondi lottano per estendere a
tutti i privilegi dei primi, appare un senso preciso della massima
nosce te ipsum
.
Questo precetto – che non si identifica con un esercizio spirituale di ordine reli-
gioso né con una riflessione filosofica sull’interiorità umana – ha un significato
esclusivamente politico, derivando dalle condizioni storiche concrete nella
quale fu enunciata: quando questa massima fu formulata da Solone, essa intese
sradicare il presupposto mitico di una asimmetria ontologica tra la natura divi-
na dei governanti e la natura bestiale dei governati e indicare ai plebei che essi
condividevano la stessa natura degli aristocratici. Ripercorrendo, poi, i testi
vichiani sull’origine e lo sviluppo della filosofia in Grecia, dalle favole di Esopo
ad Aristotele, Damiani argomenta che Vico coglie nella metafisica, nella logica
e nella morale del pensiero greco del periodo classico l’esito del riconoscimen-
to politico della comune natura umana, prescritto dal
nosce te ipsum
.
Nel saggio
La
Scienza nuova
como sabiduría evolutiva
(pp. 151-175) José
Luis Fliguer cerca di indagare una possibile relazione tra Vico e il pensiero
contemporaneo. Egli spiega che la
Scienza nuova
elabora un concetto di natu-
ra umana che permette di cicatrizzare la frattura sussistente tra le interpreta-
zioni naturalistico-evoluzionistiche della sfera etico-politica umana e il pensie-
ro dominante nelle scienze sociali e umane che negano uno statuto scientifico
a questo concetto. La tesi di Fliguer si sviluppa a partire dall’idea di Augusto
Blasi, secondo cui, attraverso un confronto tra la psicologia dello sviluppo di
Kohlberg e il pensiero di Vico, emerge che l’antropologia vichiana offre un’al-
ternativa all’idea di natura umana dominante nelle scienze sociali. In tal modo
Fliguer argomenta che la
Scienza nuova
propone un’idea di uomo che si dispie-
ga nella sua storia naturale e che tale idea produce uno spazio concettuale in
cui l’antropologia filosofica, culturale ed evoluzionistica possono convergere.
In particolare la nozione vichiana di natura umana – imperniata sulla l’azione
del
conatus
, che attraverso l’ingegno permette all’uomo di autotrasformarsi
creando il mondo civile – anticipa il discorso della biologia evoluzionistica di
Lamarck. Di seguito Fliguer propone un contrappunto tra l’antropologia sto-
rica di Vico e l’antropologia filosofica di Tugendhat, che schiude la prospetti-
va evoluzionistica della giustificazione dei giudizi morali. Infine, l’A. mette in
RECENSIONI
90
1...,80,81,82,83,84,85,86,87,88,89 91,92,93,94,95,96,97,98,99,100,...124