Espillaque,
La filosofía ingeniosa de Ernesto Grassi y la rehabilitación del huma-
nismo retórico renacentista
(pp. 271-291).
Seguono, poi, le sezioni «Communicaciones, Estudios bibliográficos y
Reseñas», «Información bibliográfica», «Biblioteca» e «Archivo académico»,
che forniscono presentazioni, sintesi e informazioni su lavori che si collocano
nella sfera della letteratura vichiana e su altre pubblicazioni di carattere stori-
co-filosofico. Nella sezione «Communicaciones, Estudios bibliográficos y
Reseñas», oltre all’articolo di Jaime Covarsí Carbonero,
Las pasiones políticas
en la literature medieval castellana
(II) (pp. 303-312), sono da considerare tre
comunicazioni su Vico. La comunicazione di Esther Aguilar de la Torre,
El
cuerpo se dice de muchos modos. En torno a la interpretación de la corporeidad
en el pensamiento de G. Vico
(pp. 295-302), discutendo le interpretazioni di
Damiani e Patella sulla corporeità nella filosofia di Vico, mette in luce il ruolo
della corporeità nel passaggio dalla barbarie all’umanità: lo sviluppo della
civiltà non integra solo le modificazioni della mente, ma si fa carico anche della
disciplina del corpo. L’A. conclude che il pensiero di Vico porta con sé una
valorizzazione del corpo che giunge a costituire una condizione di possibilità
per i vincoli sociali.
Nella nota
Sobre un retrado apócrifo de Vico muy difundido en la red
(pp.
313-325) Leonardo Pica Ciamarra dà notizia di una sua indagine realizzata nel
novembre 2009 sulla presenza nel web di un falso ritratto di Vico. Si tratta di
un’immagine di un gentiluomo calvo e barbuto, apparsa sul motore di ricerca
che contende vittoriosamente lo spazio virtuale all’immagine
del classico ritratto di Solimena. L’A. ripercorre la storia di quest’immagine
apocrifa, la cui identità resta per ora incerta, a partire dalla sua prima appari-
zione, nel maggio 2004 sulla pagina di
Wikipedia
in lingua tedesca, chiarendo
le dinamiche di questo incidente editoriale.
Nell’ultima comunicazione dei «Cuadernos»,
Vico y la ‘prueba de los oríge-
nes’
(pp. 327-335), Giuseppe D’Acunto sostiene che il principio epistemologi-
co del
verum-factum
nascerebbe sul piano della lingua considerata nel suo uso
socialmente comunicativo e semanticamente innovativo. Infatti, argomenta
D’Acunto, il terreno su cui si realizza in concreto, cioè sul piano del
factum
,
l’unità analogica degli elementi che la mente contempla (il
verum
) è l’uso della
lingua nell’insieme delle sue funzioni socialmente comunicative, semantica-
mente innovatrici e gnoseologicamente estensive. La ricerca etimologica non
rinvia perciò a un concetto colto nella sua purezza, ma richiama sempre un
uso, una prassi linguistica.
R
AFFAELE
C
ARBONE
RECENSIONI
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