tempo stesso in Vico, sottolinea Carbone,
il senso comune identitario di ciascuna
società è anche frutto di ‘una dialettica
interna’ di bisogni e soddisfazioni mate-
riali (il rapporto tra eroi e famoli, per fare
il primo esempio): dinamiche intra-cultu-
rali di apertura e chiusura si affiancano
così alle tensioni inter-culturali e concor-
rono a dar forma individuale a ciascuna
cultura, dal suo nascere al suo peculiare,
intrecciato sviluppo.
[L. P. C.]
6. C
OMETA
, Michele,
Studi culturali
,
Napoli, Guida, 2010, pp. 238.
Il denso volume, diviso in tre parti
dedicate rispettivamente a
Il ritorno degli
studi culturali
;
Iniziare nel mezzo: come si
studia la cultura
;
Studi culturali in Italia
,
prende le mosse dalla rinascita degli ‘studi
culturali’ europei dell’ultimo decennio
che non poche resistenze hanno dovuto
superare nonostante che il concetto di
cultura, a partire dalla metà del Sette-
cento, sia stato al centro della riflessione
europea sulla modernità. Di questa nuova
stagione di studi l’A. fornisce una efficace
genealogia a partire dall’attività avviata fin
dai primi anni Settanta dal
Centre for
Contemporary Cultural Studies
di
Birmingham che trova in Italia una pron-
ta ricezione nella scuola di anglistica di
Fernando Ferrara dell’Istituto Orientale
di Napoli, dove, come opportunamente
rileva l’A., nella seconda metà del
Novecento si afferma un autonoma e ori-
ginale riflessione sulla storia della cultura
a partire dal confronto critico-problema-
tico con lo storicismo tedesco della scuola
filosofica napoletana ispirata al magistero
di Pietro Piovani e Fulvio Tessitore che
nei suoi recenti sviluppi, con Giuseppe
Cacciatore e i suoi allievi, affronta «sem-
pre più da vicino questioni tipiche degli
studi culturali, come i temi dell’intercul-
turalità e il confronto, ormai ineludibile,
con le scienze del testo e con la letteratu-
ra» (p. 36) in un ideale dialogo a distanza
con la sociologia narrativa, lo studio cul-
turale della letteratura e la cultura visuale.
In particolare l’A. sottolinea l’importanza
della monografia di Giuseppe Cacciatore
(
Metaphujsik, Poesie und Geschichte. Über
die Philosophie von Giambattista Vico
,
Berlin, Akademie Verlag, 2002) che pro-
pone attraverso una rigorosa esegesi della
filosofia vichiana, «un modello di raziona-
lità discorsiva e un’etica narrativa della
mediazione che costituisce oggi il più
forte punto di contatto tra l’esperienza
della scuola napoletana e gli studi cultura-
li» (p. 40).
Consapevole della difficoltà, per non
dire dell’inutilità, di una definizione
onnicomprensiva degli studi culturali,
l’A. delinea una
fisionomica
dello studio-
so delle culture, «che via via assume la
maschera del
collezionista
, dell’
archivista
o del
bricoleur
» (p. 126). Sulla scia della
distinzione di De Certeau tra saperi fatti
di ‘strategie’ e saperi fatti di ‘tattiche’, l’A.
compie rapide incursioni nei diversi terri-
tori attraversati e delle forme letterarie
adottate dai recenti studi culturali, met-
tendo in luce la fecondità del pluralismo
metodologico di pratiche suscitate dal-
l’avvertita urgenza di sciogliere in modo
umano l’intreccio tra il Sé e l’Altro che
sollecita ad attraversare senza timori
reverenziali le frontiere disciplinari con
strumenti di indagine apparentemente
dissonanti. In questa prospettiva si inseri-
sce la sottolineatura dell’A. dell’impor-
tanza delle riflessioni e ricerche sulle cul-
ture subalterne di Gramsci, De Martino e
Pasolini per gli studi culturali non solo
italiani.
[R. M.]
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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